L'uomo è un prodotto casuale dell'evoluzione del mondo? O il mondo è stato formato per il fine dell’uomo?
Naturalismo e finalismo, caso e prescienza, intelligenza e moralità. Spunti e appunti intorno a un'idea "sgradevolissima a molti", l’inesistenza di salti nella scala della natura; e intorno alla continuità fra l'evoluzione biologica e quella culturale, alla spontaneità del progresso e al governo dell'ambiente, ai modi e ai gradi della differenza tra l'uomo e gli altri animali.
Sullo sfondo il primo grande tema: se si presume che ogni particolare variazione sia stata pre-ordinata dall'inizio dei tempi, allora anche la plasticità dell'organizzazione, che porta a tante deviazioni nocive della struttura, anche il ridondante potere di riproduzione, che porta a una lotta per la sopravvivenza, devono apparire leggi di natura superflue, inutili, irrilevanti. E se ciò pone di fronte a una difficoltà, allora bisogna riconoscere: questa difficoltà è analoga a quella che ci è posta dal rapporto fra la predestinazione e il libero arbitrio.