Jacques Rancière si è imposto sulla scena internazionale soprattutto per i suoi studi dedicati ai rapporti tra arte e politica. Tra questi, il testo che presentiamo (pubblicato in Francia dall'editore Galilée nel 2004) è senza dubbio l'espressione più matura e compiuta. In un serrato confronto con l'estetica del Novecento e con le diverse forme dell’arte contemporanea (fotografia, cinema, installazioni), l'Autore mostra come l'estetica, che è politica non per accidente ma per sua stessa essenza, si trovi da sempre stretta tra due politiche opposte: quella che pretende di trasformare le forme dell'arte in forme della vita collettiva, e quella che preservando l'autonomia dell'arte da ogni compromissione militante o commerciale intende custodirne la promessa d'emancipazione. E mostra al contempo come proprio questa tensione resti l'unico antidoto contro la tendenza, sempre più diffusa, a neutralizzare la potenza dissensuale dell'arte.
Titolo originale: "Malaise dans l'esthétique", © Copyright Editions Galilée
Jacques Rancière, professore emerito all'Università di Paris VIII, è tra le figure di maggior spicco della filosofia francese contemporanea. Tra le sue opere più recenti: Aux bords du politique, Gallimard, Paris 2004; Il disaccordo, Meltemi, Roma 2007; La favola cinematografica, ETS, Pisa 2007; Politiques de la littérature, Galilée, Paris 2006; Le spectateur émancipé, La Fabrique, Paris 2008.