La storia della semiotica si è dimenticata di Spinoza. Eppure il filosofo ebreo definisce l'immaginazione "conoscenza per segni", deducendone rigorosamente i principi da una fisica e una cosmologia, quali espressioni dell'unica ed eterna sostanza. Il presente libro ne ripercorre geneticamente il pensiero e mostra come, muovendo dalle nozioni comuni di traccia e immagine, la questione del segno in Spinoza si iscriva nell'orizzonte infinito di una fisica generale del senso, di cui l'uomo non è l'origine, ma un modo.
Discostandosi dagli schemi dualistici e soggettivistici che da Platone, Agostino, Cartesio e più tardi Kant hanno caratterizzato tanta parte del pensiero occidentale, il realismo spinoziano propone una concezione non antropocentrica dell'individuo, delle sue affezioni e del loro modo di portare il senso. Essa ci rimanda ad un'altra storia del segno e del significato, che, accanto agli stoici e a pensatori come Vico e Peirce, rimane in gran parte ancora da scrivere.
Solo un pensiero come quello di Spinoza può aspirare a pensare adeguatamente la grande rivoluzione scientifica e sociale della modernità, infrangendo finalmente quei dualismi che ancora occupano le posizioni dei realisti e degli ermeneutici dei nostri giorni. Nessuno meglio di Spinoza seppe infatti costruire un pensiero realmente copernicano, aperto all'infinito e libero da antiche superstizioni e pregiudizi.
Lorenzo Vinciguerra insegna Filosofia ed Estetica al dipartimento di Filosofia dell'Università di Reims e da qualche anno dirige il seminario di "Anthropologie générale et philosophie" all'École des Hautes Études en Sciences Sociales di Parigi. Ha tenuto conferenze, seminari e corsi in diversi paesi europei, in Brasile, Russia, Israele, e Tunisia; è autore di numerosi studi su Spinoza pubblicati in più lingue, tra cui Spinoza et le signe. La genèse de l'imagination (Vrin, Paris 2005), Spinoza (Hachette, Paris 2002), Quel avenir pour Spinoza? Enquête sur les spinozismes à venir (Kimé, Paris 2001).