Senza dubbio i cristiani possono intessere croci di rose oppure rose di croci, avvolgere la croce con rose. La croce è la forca da gran tempo santificata e la ruota. Essa ha perduto il suo significato univoco, ossia quello di essere lo strumento di una pena infamante, e all’opposto dà l’idea del più alto dolore e della più profonda umiliazione, insieme con la più gioiosa letizia e divino onore.
Scritto nel 1807, subito dopo la stesura della
Prefazione alla
Fenomenologia dello Spirito, il breve saggio hegeliano
Chi pensa astrattamente? mostra il nesso problematico che lega la metafisica alla moderna società borghese. Attraverso un itinerario ricco di riferimenti letterari – Diderot, Kotzebue, Goethe – e una serie di esempi tratti dalla vita quotidiana, Hegel illustra le difficoltà connesse al superamento dell’astrazione in vista del pensiero concreto. La conciliazione tra reale e razionale trova come emblema la rosa nella croce – tema che sarà poi sviluppato nei
Lineamenti di Filosofia del diritto.
Francesco Valagussa è ricercatore di Filosofia teoretica, presso la Facoltà di Filosofia dell’Università Vita-Salute San Raffaele, dove insegna “Estetica e forme del fare”, “Filosofia dell’arte” e “Metafisica delle prassi”.
Ha curato W. Benjamin, L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica (Einaudi 2011), G.W.F. Hegel, Estetica (Bompiani 2012), e I. Kant, Prima introduzione alla Critica del giudizio (Mimesis 2012). Tra i suoi saggi più recenti L’età della morte dell’arte (Il Mulino, 2013) e Vico. Gesto e poesia (Edizioni di storia e letteratura, 2013).