Una serie di oltre trenta disegni di piccolo formato, raccolta in un album conservato presso l’Archivio Capitolare di Pisa, costituisce una delle poche testimonianze iconografiche di santi e beati pisani. L’autore, Ferdinando Grassini, la realizzò per le incisioni da inserire nel libro Ritratti e Vite degli Uomini e Donne illustri di Pisa, stampato nel 1833, un testo che annovera, accanto a personaggi pisani famosi, anche figure di santi e beati, assegnando così un ruolo importante a questi ultimi nella storia della città.
A Pisa, però, contrariamente ad altre città toscane, sembra che gli storici non abbiano mostrato un particolare interesse verso i loro santi. Le ragioni vanno ricercate nei difficili rapporti politici intercorsi tra la Repubblica Marinara e la Santa Sede per quasi tutto il Medioevo che si ripercuotevano anche sul piano religioso, impedendo l’avvio di processi di canonizzazione dei santi locali e la diffusione del culto al di fuori del territorio pisano.
Solo in tarda epoca medicea, tra il XVII e il XVIII secolo, anche i santi pisani vengono valorizzati nel più ampio panorama religioso della Toscana: nasce così la tradizione agiografica locale e la richiesta di immagini sacre è sempre più crescente, culminando tra XVIII e XIX secolo nel ciclo dei “quadroni” realizzati per la Cattedrale.