Questo studio prende le mosse dal presupposto che l’uso della lingua tradizionale dell’epica a cui ricorre Parmenide per esprimere il suo nuovo messaggio sapienziale non costituisce tanto un dilemma da risolvere, quanto un’opportunità per comprendere meglio la complessità del discorso dell’Eleate. Attraverso questa forma espressiva, infatti, è possibile ricorrere a una serie di rappresentazioni mitiche che hanno forse evocato nel pubblico altre immagini tradizionali che lo hanno potuto aiutare nella comprensione del discorso. Secondo la nozione di “polivalenza delle immagini” formulata da Louis Gernet a partire dagli anni ’40 del secolo scorso, infatti, l’immagine mitica si presenta come un nucleo di “memoria sociale” che può essere rifunzionalizzato in contesti diversi per esprimere nuovi significati.
Una lettura del poema di Parmenide concentrata sull’efficacia comunicativa delle immagini che vi ricorrono permette dunque sia di proporre una nuova interpretazione dell’opera dell’Eleate in rapporto alle tre parti di cui si compone (proemio, alētheia e doxa), sia di stabilire il modo in cui il discorso poetico dell’autore si inserisce all’interno del contesto culturale in cui è stato composto.