Creare strumenti utili e concreti per contribuire alla costruzione di una scuola inclusiva è una scommessa importante per chi opera con passione nelle scuole, ma soprattutto per i bambini, i ragazzi e le loro famiglie. In questo libro le autrici hanno scelto il punto di vista delle famiglie adottive a partire dalla loro esperienza personale, dalla loro esperienza di ascolto, dai contenuti delle Linee di indirizzo per il diritto allo studio degli alunni adottati e dalla necessità di vedere questo documento pienamente attuato in ogni scuola.
Per le famiglie adottive la scuola ha un significato particolare perché i loro figli portano in classe vissuti molteplici, storie dense di assenze, interruzioni, frammentazioni, colme di eventi critici e traumatici. Non sono pochi i bambini e i ragazzi adottati che hanno vissuto (e vivono) la scuola con difficoltà proprio a causa di queste tracce ingombranti. Le Linee di indirizzo, scritte per interrompere le criticità riportate da troppe famiglie, sono l’opportunità da cui muove il lavoro delle autrici che, immerse nel mondo adottivo ma al tempo stesso aperte al mondo della scuola nella sua accezione più generale, vogliono offrire riflessioni ed esempi di strategie educative operative nella certezza che la scuola possa (e debba) essere esperienza di crescita armonica e felice. La particolarissima esperienza adottiva è, quindi, occasione preziosa per parlare di una scuola capace di accogliere e creare benessere.
Ogni bambino, ogni ragazzo adottato ha diritto a essere ascoltato senza essere visto solo come parte di un’unica indistinta categoria. C’è chi ha grosse criticità in classe e c’è chi non ne ha affatto, ognuno però ha una storia, una famiglia di prima e una arrivata dopo. Che si tratti di troppi ricordi, che si tratti della loro assenza, per dare lo spazio necessario a un alunno o un’alunna serve che tra genitori e insegnanti si crei la possibilità di un’alleanza educativa costruita a partire dal reciproco ascolto. Per i bambini e le bambine con storie differenti la vita in classe può rappresentare uno snodo fondamentale, tutore di resilienza o amplificatore di disagio, occupando nelle fasi cruciali della crescita (particolarmente in adolescenza), un posto centrale perché è in essa che si giocano tanto gli equilibri di ragazzi talvolta confusi e incerti del proprio valore, delle proprie capacità e della possibilità di essere amati e appartenenti.
È soprattutto per questi ragazzi e ragazze che le autrici hanno scritto, a partire dalla scuola dell’infanzia per arrivare alle superiori, per loro e per tutti gli adolescenti con un’esperienza di dolore nella vita, nell’intima convinzione che ciò che fa male sia sempre anche risorsa e talento.