La straordinaria affermazione della Spagna nella vita politica e culturale di Roma ha le sue premesse nei contatti che la penisola iberica ebbe già al tempo della leggendaria civiltà di Tartesso e, soprattutto, a partire dall’VIII secolo a.C. con il mondo fenicio, con quello etrusco e con quello greco. Se la conquista romana ha carattere militare, a partire dalle imprese scipioniche nella seconda guerra punica, la successiva colonizzazione si realizza più come un’emigrazione libera di elementi italici che come un’iniziativa statale. Con la pace augustea, la Spagna diventa un laboratorio di mistica imperiale, mentre la promozione della vita municipale e coloniale ne incoraggia la piena romanizzazione, la nascita di una koinè epigrafica che attinge da Roma formule e modelli, l’“esplosione” letteraria del I secolo d.C. e più tardi la fioritura culturale del tardo-antico cristiano. Questo processo di integrazione è celebrato nella laus Hispaniae del Panegirico di Pacato a Teodosio, in cui la Spagna è definita terris omnibus felicior.