I Primi Poemetti, la seconda raccolta di Pascoli dopo Myricae, nascono da una scoperta e da un ricordo: la scoperta della serena campagna di Castelvecchio e il ricordo della campagna di San Mauro, dove il poeta ha trascorso un'infanzia felice ma spezzata. Da questa interferenza sentimentale ha origine l'impressione di 'vivere altrove' che verrà sempre sentita da Pascoli come elemento essenziale della sua poesia. Leggere i Primi Poemetti come libro, come opera che ha una sua dimensione narrativa, consente di spiegare il contrasto fra i toni idillici del 'romanzo' rurale e quelli enigmatici e spesso drammatici degli altri testi. In questa prospettiva la vicenda georgica perde significato in quanto autonoma visione del mondo, modello di vita possibile, e diventa di per sé un simbolo: indica cioè quello che sarebbe la vita se si rimuovessero le inquietudini, le ansie conoscitive, l’incertezza del futuro, se si vivesse in armonia col ritmo salvifico della natura, se si potesse ricostruire un 'nido'.