E' esistito un modernismo in Italia? Non è venuto il momento di leggere in questa chiave scrittori come Pirandello, o Svevo, o Montale? E in questa costellazione non spetta forse a Gadda una parte da protagonista? Rispondere a queste domande vuol dire restituire Gadda al suo vero orizzonte, che è narrativo. In questo modo, se ne potrà comprendere l'originalità e insieme la consonanza con la grande letteratura europea a lui contemporanea. E in questo modo si potrà riflettere su come egli ricostruisca il romanzo, sollecitato da un'autentica cultura filosofica. Ma Gadda non racconta per dimostrare o per applicare i principi di una filosofia: la forza pulsionale del riso, nelle forme della satira e dell'umorismo, gli fa scoprire quello che la sua riflessione gnoseologica, etica e politica non sa, o preferirebbe non sapere. In questo modo, infine, si potrà capire come l'eredità di Gadda abbia agito sui narratori italiani del secondo Novecento: è proprio da un padre così orgogliosamente modernista che sono discesi - per infedeltà, per malinteso, per paradosso - figli sempre più stretti dalle contraddizioni del postmoderno.