Se le donne sono confinate nello spazio domestico, possono sovvertirlo? A partire da questa domanda il testo prende in esame le riflessioni politiche e le proposte architettoniche e urbanistiche di pensatrici attive negli Stati Uniti tra il 1840 e il 1920. Questo periodo, segnato da straordinari cambiamenti sociali, vede l’emergere non solo di retoriche sulle “sfere separate”, la casa e la piazza, ma anche della battaglia per il suffragio femminile, che si apre con la Declaration of Sentiment promulgata nel 1848 a Seneca Falls e si chiude nel 1920 con il XIX emendamento della Costituzione americana. Nel volume vengono presi in esame, in particolare, i lavori di Catherine Beecher, Melusina Fay Peirce, Marie Howland, Jane Addams, Charlotte Perkins Gilman e Alice Constance Austin e le proposte abitative concrete di Topolobampo, Hull House e Llano del Rio, per sottolineare come la messa in discussione delle forme dell’abitare sia pensata in chiave politica e possa offrire prospettive inedite alla critica della separazione tra spazio pubblico e spazio privato. Scopo del testo è anche quello di complicare la genealogia del femminismo, mostrando come accanto alla battaglia per il suffragio, e a volte intrecciate ad essa, si sviluppino critiche articolate alle condizioni materiali delle donne e proposte significative per migliorarle.
Carlotta Cossutta è assegnista di ricerca in Filosofia Politica presso la Scuola Normale Superiore di Pisa. Fa parte del centro «Politesse – Politiche e teorie della sessualità» (Università di Verona), con cui porta avanti alcuni dei suoi interessi di ricerca: il femminismo, le teorie queer e la storia del pensiero politico delle donne. Su questi temi ha pubblicato numerosi contributi in volumi e saggi su riviste nazionali e internazionali; autrice di Avere potere su se stesse: politica e femminilità in Mary Wollstonecraft (ETS 2021), ha curato con V. Greco, A. Mainardi e S. Voli, il volume Digital Fissures. Bodies, Genders, Technologies (Brill 2023).