nota al testo di Selena Simonatti
Rappresentata nei primi anni del cinquecento, questa farsa di Gil Vicente (1465-1536) mette in scena due fra i personaggi più tipici del folclore iberico: lo scudiero portoghese, perennemente innamorato, e quello spagnolo, spaccone e millantatore. Introdotti dai loro rispettivi garzoni, che non perdono occasione di rimarcare lo stato di miseria in cui versano per colpa dei loro padroni, essi riflettono una realtà sociale minacciata da emergenti conflitti di classe. Conflitti ben sintetizzati dalla male parole con cui lo sdolcinato corteggiatore portoghese di Isabel viene scacciato dalla sua presunta suocera e dall’aspro diverbio che quest’ultima stabilisce con la figlia, impegnata a pavoneggiarsi e a trovare marito piuttosto che a rendersi utile lavorando. Bilingue in buona parte, la farsa riflette la felice osmosi fra cultura spagnola e portoghese che caratterizzò il XVI secolo e conferma, una volta di più, la straordinaria vivezza e mobilità linguistica del teatro vicentino.