Le opere teatrali di Ettore Schmitz rappresentano una parte consistente del non estesissimo corpus sveviano: l’autore triestino scrisse infatti più di una dozzina di pièces, disseminate lungo un arco temporale di circa trent’anni. Nonostante l’ampiezza della produzione drammatica e a dispetto del grande interesse dimostrato da Italo Svevo per le questioni di teatro – di prosa e non – in articoli, negli scritti saggistici e nei romanzi, la critica ha da sempre riservato un posto marginale alle sue commedie e intorno a esse ha formulato, nel complesso, un giudizio negativo.
Questo saggio ritorna sulla questione dello Svevo commediografo, anzitutto ricostruendo – attraverso un’analisi sia delle testimonianze biografiche sia della produzione giornalistica e romanzesca – il rapporto che unì il triestino al mondo del palcoscenico, e proponendo poi una nuova chiave di lettura per i drammi sveviani, incentrata sul conflitto che nei testi si viene a creare tra i protagonisti e l’ostile ambiente che li circonda.
Gabriele Antonini ha conseguito il titolo di Dottore di ricerca in Storia e letteratura dell’età moderna presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore (sede di Milano). Attualmente svolge attività didattica e di ricerca nella sede bresciana del medesimo Ateneo.
Si è occupato principalmente della produzione sveviana, pubblicando articoli in riviste come «Otto/Novecento», «Testo», «Aevum». Nel dicembre 2011 ha partecipato al convegno internazionale Italo Svevo and his legacy, con una relazione dal titolo Lo scontro tra fratelli: Esaù e Giacobbe nella “Coscienza di Zeno”.
È autore di un saggio sulla fortuna del tema della “Strage degli innocenti” La Bibbia nella letteratura italiana, opera diretta da P. Gibellini, vol. IV, Brescia, Morcelliana, 2016.