Il letterato fiorentino Giovan Battista Strozzi il Giovane (1551-1634) godette di fama rimarchevole e di alta considerazione presso i contemporanei, i quali – governanti e pontefici, uomini di Chiesa e di potere − ne stimarono le non comuni qualità intellettuali e letterarie. La sua lunga parabola biografica lo condusse dalla corte medicea e dalla scuola di Pier Vettori sino ai fasti della Roma barberiniana, passando per i cenacoli capitolini degli Aldobrandini, degli Orsini, degli Umoristi, nonché attraverso la Milano di Federico Borromeo. Lo studio della fitta rete epistolare di cui fu al centro dimostra che il Giovane poté così intrecciare rapporti con i massimi esponenti della res publica litterarum nella stagione a cavaliere fra tardo Rinascimento e Barocco, dal Bargeo a Chiabrera, da Lionardo Salviati a Fulvio Testi, da Antonio Querenghi a Stigliani, da Guarini e Tasso fino a Marino e Galileo, i quali a lui si rivolgevano certi di ricevere autorevoli pareri in materia di scrittura volgare. Attraverso il vaglio e l’analisi di documenti inediti e rari, il volume intende offrire uno studio monografico che consenta di delineare con tratti fermi la biografia dell’autore e il ruolo di primo piano da lui ricoperto in seno alle accademie letterarie della città natale; fare il punto sulla sua ingente produzione in versi, per la maggior parte manoscritta e mai approdata ai torchi, nonché – tramite l’esegesi delle prose – evidenziare il non secondario contributo che egli apportò ai dibattiti di poetica che animarono gli ambienti intellettuali italiani in quei decenni; ripercorrendo in tal modo, dietro la sua scorta, un tratto significativo della nostra storia culturale e letteraria.
Francesco Rossini, Dottore di Ricerca in italianistica presso l’Università Cattolica di Milano, svolge la sua attività scientifica e didattica presso la Facoltà di Lettere e Filosofia del medesimo ateneo milanese e il Dipartimento di Lettere, Filosofia, Comunicazione dell’Università di Bergamo. Ha condotto studi sulla tradizione letteraria italiana lungo un arco di tempo che si estende dal Cinque all’Ottocento. In ambito rinascimentale e barocco ha all’attivo contributi, oltre che intorno allo Strozzi, su Michelangelo Torcigliani, Torquato Tasso, l’Accademia degli Alterati, la scrittura sacra nel Ducato di Milano, Giovan Battista Marino, nonché sugli epistolari di Sertorio Quattromani, Angelo Grillo e Gasparo Murtola. Sul versante settecentesco ha procurato l’edizione critica dell’inedito Diario di Bernardo Nicola Zucchi e approfondito la produzione poetica dell’Accademia dei Sospinti e dell’arcade Cesare Francesco Tintori; mentre entro i confini del secolo XIX ha fermato l’attenzione su Giuseppe Giusti e sui romanzi di Giovanni Rosini. Recentemente i suoi interessi si sono allargati anche alla storia della critica letteraria italiana, con interventi sulla ricezione di Dante e della letteratura secentesca nel Novecento.