Nessuna musica ha oscillato così bruscamente fra estremi come la sua. Canzone popolare, marcia o apocalisse acustica: tutto fu possibile nell’universo musicale di Albert Ayler. Con le sue furiose glossolalie strumentali e i suoi pezzi lenti pieni di pathos, il musicista di Cleveland divenne presto il più radicale degli espressionisti del free jazz degli anni Sessanta.
Con Albert Ayler il sassofono divenne qualcosa di diverso, e lo stesso John Coltrane nelle sue opere tarde fu innegabilmente segnato dall’influenza del collega più giovane.
Ebbe poco tempo a disposizione per annunciare il suo messaggio di una nuova musica spirituale: nel 1970, ad appena 34 anni, Albert Ayler morì in circostanze misteriose.
La nuova collana Sonografie si apre con un sassofonista che non ha ancora goduto di una fortuna critica adeguata al suo talento come i suoi contemporanei Coltrane, Taylor e Coleman.