La pillola anticoncezionale è un corpo estraneo, che trasforma le donne a loro insaputa, o può invece rivelarsi anche uno strumento? Essa appare il crocevia di istanze opposte, e luogo della loro possibile ricombinazione: destruttura, ad esempio, i concetti di naturale e artificiale. I suoi effetti sono allo stesso tempo inattesi e attivamente ricercati, e l’esperienza corporea di chi la assume riflette questa profonda ambivalenza. La pillola anticoncezionale ha infatti una natura bifronte: da un lato produce un aumento del controllo, uno spazio fertile per una maggior autonomia, rappresentando inoltre un modo per modellare se stesse ed ingaggiare un confronto creativo con la propria femminilità. D’altro canto, gli effetti collaterali, spesso imprevedibili, possono ingenerare alienazione: può essere percepita la sensazione straniante di non essere autentiche, ma – almeno in parte – fabbricate. Ogni donna, pertanto, negozia di volta in volta la propria relazione con questo contraccettivo.
Chiara Montalti (Cesena, 1993) si è laureata, prima in Filosofia (2015) e poi in Scienze Filosofiche (2017), all’Università di Bologna. Nel 2022 si è addottorata in Filosofia presso le Università di Firenze e di Pisa, con una tesi dal titolo “Per una prospettiva cyborg della disabilità: relazioni con l’alterità, politica e futuri culturali”.
La sua ricerca si concentra principalmente sui Disability Studies, i Tecno-femminismi e il Postumanesimo filosofico. Nel 2021 ha svolto un periodo di ricerca in collaborazione con l’Università di Oslo. Nel 2021 e nel 2022 ha collaborato con l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, sia nell’ambito dei progetti multimediali che nella comunicazione.