La sera del 2 febbraio 1724, al Teatro di San Bartolomeo in Napoli, ebbe inizio la serie delle fortunate rappresentazioni di un nuovo dramma serio, intitolato Didone abbandonata, il cui libretto era stato appositamente approntato da un poeta giovane ma già affermato nei circoli letterari napoletani, Pietro Metastasio. Tra gli atti del dramma vennero rappresentati due intermezzi, affidati come al solito all’affiatata coppia di stanza, in quegli anni, al San Bartolomeo: Santa Marchesini e Gioacchino Corrado, che vestivano rispettivamente i panni della cantante d’opera Dorina e dell’impresario Nibbio. Autore della musica del dramma e degli intermezzi era lo stimato «maestro di cappella della città di Napoli», allora all’apice della sua lunga carriera, Domenico Natale Sarri.
Gli intermezzi L’impresario delle Canarie costituiscono uno dei primissimi testi drammatici metateatrali nella storia del melodramma. I libretti appartenenti al genere mettono alla berlina i personaggi del mondo dell’opera in musica: una comica galleria di cui fanno parte il virtuoso e la virtuosa di canto, il poeta, il compositore, l’impresario, appartenenti a un microcosmo largamente autoreferenziale; questi personaggi vengono ridicolizzati prendendone di mira i più caratteristici e stravaganti aspetti comportamentali.
In questa edizione critica se ne offrono, oltre all’inquadramento storico e artistico, il libretto e gli spartiti in chiave di violino e basso.