Questo saggio, che viene riproposto a cinquant’anni dalla sua originaria pubblicazione, affronta, con i metodi rigorosi dello strutturalismo e della semiotica, la complessa problematica dell’incontro della musica con la lingua. Marcello Pagnini offre qui – con pari competenza sul piano linguistico, letterario e musicologico – un’approfondita comparazione dei loro rispettivi sistemi, una discussione del loro montaggio, ed esemplifica i risultati dell’indagine in un’attenta lettura di uno dei più eccelsi e significativi capolavori dell’integrazione letterario- musicale: l’Alexander’s Feast (1736), che Händel (1685-1759) compose rielaborando un testo di Dryden (1631-1700). La lungimiranza dimostrata da Pagnini nella valorizzazione strategica dell’approccio omologico alle relazioni tra lingua e musica costituisce tuttora un solido punto di riferimento per ulteriori prospettive ermeneutiche nell’analisi del testo melopoetico.
Marcello Pagnini (1921-2010), professore di letteratura inglese e americana nelle Università di Pisa, di Bologna e di Firenze, è stato fra i più insigni e innovativi interpreti del testo letterario e teorici della critica della seconda metà del secolo scorso. Il suo nome è indissolubilmente legato alla fondazione del formalismo, dello strutturalismo, della semiotica e dalla pragmatica negli studi italiani di anglistica e di americanistica, e i suoi saggi e libri hanno avuto ampia risonanza e notorietà anche fuori dei confini nazionali. Avendo esordito come studioso del Seicento e del Settecento (Lirici carolini e repubblicani, Napoli 1961, e La poesia di William Collins, Bari 1964) i suoi interessi si sono spostati in seguito su Shakespeare (Shakespeare e il paradigma della specularità: lettura di due campioni: “King Lear” e “A Midsummer-Night’s Dream”, Pisa 1976; Sogno d’una notte di mezza estate, Milano 1991), sui romantici (Il romanticismo, Bologna 1986; Blake, Jerusalem, Firenze 1994; Coleridge, I poemi demoniaci, Firenze 1996) e sui modernisti (Rhapsody: tre studi su una lirica di T. S. Eliot, con A. Serpieri e A. L. Johnson, Milano 1974). La sua riflessione teorica è consegnata ai libri Struttura letteraria e metodo critico: con esempi tolti principalmente alle letterature inglese e angloamericana (Messina-Firenze 1967), Pragmatica della letteratura (Palermo 1980), e Semiosi. Teoria ed ermeneutica del testo letterario (Bologna 1988), e i suoi saggi sono raccolti in Critica della funzionalità (Torino 1970) e Letteratura e ermeneutica (Firenze 2002).
Enrico Reggiani è ordinario di Letteratura Inglese e cultural musicologist all’Università Cattolica del Sacro Cuore (Milano), presso la quale ha fondato e dirige lo Studium Musicale di Ateneo. Si è occupato di letteratura irlandese, dei rapporti tra letteratura ed economia, degli scrittori di matrice cattolica, e delle più diverse manifestazioni delle relazioni intersemiotiche tra letteratura e musica, che costituiscono il suo principale ambito di ricerca.