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Libro cartaceo
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Settanta volte sete - Grenzen Los

Settanta volte sete - Grenzen Los

Autore/i: Dieter Schlesak
A cura di: Stefano Busellato

Collana: fuori collana

Pagine: 240
Formato: cm.14x21
Anno: 2006
ISBN: 88-467-1455-5

Stato: Disponibile
  • Descrizione

Dolore, storia, lucido sguardo sul presente che per Schlesak soffiano come sinonimi da uno dei più importanti mantici della propria poetica - la tematica dell'esilio. Dapprima subìto come fuga dal regime comunista, poi scelto come espatrio volontario per non restare preda di una qualsivoglia carta che pretenda di inscrivere un'identità. L'esilio passa da dato biografico a categoria esistenziale. Se Proust diceva l’artista come "cittadino di una patria sconosciuta", Schlesak è il poeta della patria negata. Egli si dice uno zwischenschaftler (abitante del tra), rumeno, tedesco, italiano e nessuno dei tre: chi "ben conosce l'abissalità di questa esistenza […] ha superato l'illusione che il mondo sensibile possa offrire una patria". Lontananza e vicinanza, dittatura e libertà, realtà e sogno, urlo e silenzio, svelano di profilo d'appartenere allo stesso volto. Persino l'oscuro più oscuro, la morte, diviene un "eterno albeggiare", e l'esilio, prova generale di questa e ferita sorgiva, diviene l'immateriale patria di un infinito. Un poeta che, a chi voglia carpirne il segreto, può ancora confidare in un sorriso: amo ergo sum.

Zunächst als Flucht vor dem kommunistischen Regime erlebt, dann als freiwillige Auswanderung nach Italien gewählt, wandelt sich bei diesem Dichter das Exil von der biografischen Gegebenheit zur existentiellen Kategorie. Er nennt sich einen Zwischenschaftler (Bewohner des Zwischen): ist er nun Deutscher, Rumäne, Italiener? Er lässt sich nirgends einordnen. "Einer, der die Abgründigkeit dieser Existenz kennt, hat die Illusion überwunden, dass ihm die sinnliche Wahrnehmungswelt ein Vaterland, eine Heimat bieten könnte", schrieb er in einem Essay. Ferne und Nähe, Diktatur und Freiheit, Wirklichkeit und Traum, Schrei und Schweigen enthüllen im Profil, dass sie zu ein und demselben Gesicht gehören. Selbst das dunkelste Dunkel, der Tod, wird zur "ewigen Frühe", und das Exil ist seine Generalprobe. Diese Wunde wird zum immateriellen Vaterland eines Unendlichen. Dies sind die Koordinaten eines im ewig Banalen nach Sinn dürstenden Dichters, der uns mit einem Lächeln anvertrauen kann: amo ergo sum.