- con testo originale a fronte -
La Bosnia ed Erzegovina è una terra rocciosa, aspra, impietosa, la sconvolgono da secoli invasori provenienti dai quattro punti cardinali. Il paesaggio di questo infelice paese è costellato da necropoli d'epoca preottomana, luoghi chiave della memoria ancestrale, impregnati di sacralità e oggetto di tenace venerazione. Motivi ornamentali simbolici sono scolpiti a bassorilievo nella pietra dei monumenti funerari; vi s'aggiungono mirabili scritte. Figure umane, animali, piante, emblemi solari, mani, croci e colonne esprimono in modo suggestivo la fede e la visione del mondo dei krstjani della Chiesa bosniaca medievale.
Il poeta Mak Dizdar, profondamente impressionato dai sepolcreti, e come posseduto dagli antenati, ha lungamente studiato, oltre l'iconografia funeraria, manoscritti d'epoca e documenti d'archivio. Ne è nata una poesia vigorosa e ricca nell'espressione, con numerosi richiami a temi biblici, soprattutto apocalittici, meditati in chiave sia particolare che universale.
Il "dormiente di pietra" è il morto che, grazie al poeta, prende la parola dalla sua tomba, dall'altro mondo, dal suo mondo, e parla ai vivi. E nello stesso tempo è anche la parola stessa che, grazie al poeta, prende la parola e parla di se stessa. La raccolta è infatti suddivisa così: Vie, Parola sull'uomo, Parola sul cielo, Parola sulla terra, Parola sulla parola, Il messaggio.