Animali, angeli, macchine costituiscono le tre pietre di paragone di volta in volta adottate da linguisti, filosofi del linguaggio e studiosi di teoria cognitiva per costruire in modo differenziale le loro teorie sul linguaggio e sulle facoltà umane, nel corso di una storia millenaria di riflessione. Il primo ed il più antico ad essere istituito è il paragone che Aristotele e molti altri filosofi dell'antichità propongono tra il linguaggio degli animali e quello dell'uomo. Nel Medioevo ad esso si aggiunge il paragone con il linguaggio e con il pensiero degli angeli. Infine, a partire dal Seicento, fino ad arrivare all'epoca odierna (con Turing, Chomsky ed altri esponenti di filosofia della mente) si giunge a chiedersi in quale modo il pensiero ed il linguaggio umani differiscano da quello attribuibile, metaforicamente o no, alle macchine (concetto che nell’ottica cartesiana comprende anche gli animali stessi). Sotteso a gran parte del dibattito si può rintracciare il problema della definizione dell'uomo, della sua collocazione nella scala naturae e quello di una continuità o meno tra le specie viventi.