Questo libro prende origine dalla constatazione di chi, operando nei centri per disabili, si trova sempre nell'insufficienza: insufficienza di mezzi, insufficienza di risorse economiche e, a volte, anche insufficienza d’idee.
Ombre e luci nel trattamento clinico, che segnalano una maturazione nella coscienza collettiva rispetto alla diversità, oppure al suo contrario un'emarginazione subdola che, sotto la coperta della terapia, prolunga unicamente la dittatura del Medesimo sull'Altro.
Da questo spazio emerge una clinica del margine e soprattutto una clinica rivolta a chi sta in punta di piedi sopra a questo margine. Preso in considerazione nella discorsività del potere come fonte di spesa, visto dalla psichiatria ufficiale come un "non paziente", il soggetto disabile è e rimane un banco di prova per la nostra civiltà.