A quaranta anni dalla sua troppo precoce scomparsa, su don Milani sono apparse e continuano ad apparire numerosissime pubblicazioni, eppure scendendo un po' in profondità c'è ancora parecchio da dire. La sua figura, il suo pensiero e il suo operato possono essere discussi anche con piglio critico, a tratti non assente nel presente volume, ma è innegabile che la sua estesa e duratura popolarità – con la Montessori, don Milani è l'educatore italiano più noto nel mondo – testimonia da sola il rilievo storico oggettivo del priore di Barbiana. Soprattutto a proposito del riscatto della condizione sociale dei più deboli, della critica alla società mediatica e consumistica (che ne direbbe oggi?), della selettività scolastica e di altro. Temi che chiedono ai nostri giorni di essere letti o riletti con il distacco che i forti mutamenti da allora intercorsi suggeriscono, dopo avere messo da parte sia le facili esaltazioni, sia i giudizi pregiudizialmente contrari, per porre meglio in luce la sua singolarissima e in alcuni aspetti contraddittoria personalità di educatore di comunità, di alfiere della libertà di coscienza di fronte al militarismo e al mito dell'obbedienza assoluta, di eccezionale insegnante e di sacerdote per il quale è poco dire che nella Chiesa del suo tempo sia stato soltanto scomodo.