Fantasia e fallimento sono gli ingredienti principali di questi racconti: lasciano in bocca un sapore strano, dove amarezza, indignazione e speranza si mescolano convulsamente.
Si sa, l'università italiana naviga in brutte acque. E uno dei suoi tanti mali sembra proprio essere il condire di sole parole, sempre più coriacee quanto improduttive, questo suo stato di malattia profonda.
Sergio Faggiani, dalla sommità di una brillante carriera universitaria, ci offre invece una prospettiva molto concreta, raggiunta, paradossalmente, attraverso la fantasia, il racconto d'invenzione.
La Grande Centrale, fallimento immaginario di un progetto per una produzione energetica innovativa – ma anche metafora di un mondo che annaspa a causa delle sue pesanti zavorre – ci permette di toccare il nervo scoperto che affligge la nostra università, attraverso un divertente punto di vista antropologico, che ci ricorda come, accanto ai tanti problemi strutturali dell'Accademia, il problema di fondo vada scovato nelle tante bassezze dell'animo umano, verso le quali il professore universitario sembra non essere affatto immune.