Undici saggi su scrittrici migranti che scrivono in italiano nella complessità ibridata dell'oggi. Sono scritture di confine che si esprimono in termini di spazi, percorsi, orizzonti. Sono figur/azioni situate tra l'intimo e il globale che scompaginano logiche di potere, sfruttamento ed esclusione giocando fra lingue, immaginari e culture. Le parole migranti di Toni Maraini, Kaha Aden Mohamed, Gabriella Ghermandi, Assia Djebar, Suad Amiry, Ubah Ali Farah, Fabrizia Ramondino, Christiana De Caldas Brito, Gabriella Kuruvilla, Hélène Cixous, Fatou Diome, Jarmila O_kayová, Agota Kristof e tante altre offrono percorsi affettivi e intellettivi aprendosi a conflitti, mediazioni, precarietà, ingiustizie e speranze. Evocano l'utopia di un mondo-mosaico fra storie incrociate condivise. Clotilde Barbarulli (C.N.R.) collabora attivamente con associazioni quali il Giardino dei Ciliegi di Firenze, la Libera Università Ipazia, la Società Italiana delle Letterate. Si occupa di autrici contemporanee fra lingue e culture e di scrittrici '800/900. Tra le sue pubblicazioni: con L. Brandi, I colori del silenzio. Strategie narrative e linguistiche in Maria Messina (1996); con M. Farnetti, Tra amiche. Epistolari femminili tra Otto e Novecento (2005); con L. Borghi Visioni in/sostenibili. Genere e intercultura (2003), Forme della diversità. Genere, precarietà e intercultura (2006), Il Sorriso dello Stregatto (2010).