In queste “Meditazioni Laiche dentro un servizio d’amore culturale”, Idana riassume il suo impegno di tutta la vita a innovare con criterio sperimentale “metodi e contenuti nella formazione di bambini e adulti”, in particolare nella scuola d’infanzia da lei definita “prima scuola”, chiarendone l’identità (merito ufficialmente riconosciuto nel Convegno Nazionale Nidi e Infanzia di Montecatini Terme del Marzo 2012).
È un testo intenso amorevole vivace che unisce rigore scientifico e vita, in una visione sinceramente e brillantemente autobiografica. Perciò risulta anche un dono al lettore che voglia confrontare la propria vita con sguardo lungimirante ai valori supremi, in questo tormentato inizio del Terzo Millennio, di LIBERTÀ e NONVIOLENZA, da Idana ritenuti pilastri strutturali, solenni come una colonna dorica, nella costruzione culturale degli umani.
Intrinseca a tale visione è la SOLIDARIETÀ, come principio relazionale comune a tutti gli abitanti del pianeta: per rendere possibile “la riscoperta dei nessi del cosmo” e vivere l’incontro “fra le differenti culture dei popoli”.
Il libro offre una scrittura mista tra prosa e poesia, “mescolando le poesie in mezzo ai racconti in prosa e alle
medit-azioni sul Volontarito culturale e sul lavoro di Ricerca con metodi in direzione scientifica”.
Così ebbe a dire di Idana Franco Manescalchi, interpretandone l’impegno culturale: “come di un fiume impetuoso e benefico che scorre da anni fra due sponde, ugualmente verdi e rigogliose, costituite da un lato, da una produzione di testi pedagogico-scientifici; e dall’altro, da poesie forti e originali, mai salottiere”.
Il libro, quasi un ultimo saluto di Idana che ci ha lasciato il 26 luglio 2016, è stato terminato negli anni 2004-2005, ma vede solo ora – con lungimirante e ottimistico slancio nel futuro – la pubblicazione da parte della Fondazione da lei creata.
…queste pagine “notturne” non sono solo ricordi e medit-azioni, sono un vero Messaggio, che sta a noi raccogliere e far uscire “dalla bottiglia” per farlo agire di nuovo con altre e nostre azioni e riflessioni. E per questo richiamo va ringraziata ancora Idana Pescioli e la vogliamo ricordare come voce nobile della pedagogia italiana e del suo dialogo denso e critico e con la Cultura e con la Storia (Franco Cambi).
Idana Pescioli (Pelago, Firenze, 1922; Firenze, 2016) ha dedicato fin da giovanissima la sua vita e il suo impegno culturale all’insegnamento nella scuola pubblica, sviluppando la sua prima esperienza didattica radicalmente innovativa a Settignano, “su uno dei colli più belli e verdi”, scrive Idana, “attorno a Firenze – fra campi e boschi, case coloniche e ville – dove ho operato con tanto amore e con tanto studio per oltre un decennio: dal 1945 in poi, “quando ero per l’appunto la maestra di ruolo più giovane della Città”. Fu promotrice e attivamente partecipe di movimenti quali CEMEA (Centri Esercitazione Metodi Educazione Attiva) e MCE (Movimento di Cooperazione Educativa) che nascevano allora, “all’alba della Democrazia: proprio per cambiare la scuola”.
Nel 1966 fonda, all’Università di Firenze, il GUSIAS (Gruppo Universitario Studenti Insegnanti per l’Aggiornamento attraverso la Sperimentazione) “per dedicarmi” – sono sue parole – “proprio agli studenti di Pedagogia: ovvero ai futuri insegnanti della Scuola di base, per far conoscere a loro i metodi della libertà come nonviolenza”.
Di qui è partita la innovazione della didattica in numerose Scuole pubbliche di Firenze e in Toscana, con il metodo della Ricerca che non si serve mai di ‘lezioni’ dalla cattedra, ma di “domande stimolo” con la produzione di materiali ad opera degli stessi studenti che si facevano, in tal modo, come diceva Idana, “produttori di cultura” fin dai 4-5 anni.
Nel 2004 dà vita alla Fondazione Idana Pescioli “con lo scopo di consentire, agevolare e promuovere la consultazione e lo studio delle opere (scientifiche) e dei ‘Libroni’ con la documentazione di Progetti e Percorsi della Ricerca pedagogico-didattica da lei attuata nelle scuole di Firenze e in Toscana” (stralcio dallo statuto).