La complessa poetica sottesa agli oggetti, ai gioielli, ai mobili di Antonio Cagianelli, architetto, designer, artista, pisano di nascita, attivo tra Parigi e Milano, è fortemente segnata dal senso dell'effimero, dal concetto di caducità che mina ogni forma dell'esistenza.
Elemento simbolo di questa poetica è, prima di ogni altro, lo specchio, declinato sotto varie forme, ma comunque sempre segno di una realtà che si sdoppia e diventa altro da sé perdendo ogni oggettività.
Protagonisti di molte sue opere sono elementi caratterizzati dal continuo mutare della loro forma e dall'inconsistenza di essa. Anche la scelta di materiali che privilegiano l'effetto della trasparenza, come il vetro, il cristallo, la resina trasparente e il plexiglass, non fa che sottolineare il rischio della perdita di consistenza della creazione artistica.
Proseguendo in questo percorso interiore, intriso di suggestioni letterarie e cinematografiche, il linguaggio espressivo di Cagianelli si allarga allo spazio metropolitano e alla dimensione contemporanea, dove i segni della fragilità si caricano di un esasperato senso di ribellione che esplode in protesta. Ecco allora che su mobili, oggetti e gioielli irrompono graffiti e tatuaggi, catene e fiamme, elementi inquietanti delle proteste sociali che sconvolgono le odierne metropoli.
Si approda così anche al recupero dell'elemento simbolo della Vanitas a partire dalla pittura fiamminga, il teschio, ma in una dimensione totalmente attualizzata, che fa riferimento al linguaggio punk per inserirsi in quello neo-pop.