Giovanni Morelli fu una figura dibattuta, se non addirittura controversa, sia presso i contemporanei sia nel dibattito critico successivo, che giunse nel corso del Novecento ad una quasi completa rimozione e in seguito ad un recupero orientato prevalentemente ad indagare gli aspetti epistemologici del metodo attributivo che Morelli aveva elaborato. Le proposizioni teorico-didattiche di Morelli, le modalità di trasmissione del suo metodo alla cerchia degli amici ed estimatori, i risultati non sempre coerenti dell’applicazione del metodo attributivo da parte dei morelliani, i dibattiti, le polemiche, le cattive recensioni scaturite dal confronto con altri approcci e scuole suggeriscono oggi una diversa prospettiva in cui affrontare una nuova indagine sul metodo morelliano, ovvero le modalità di trasmissione ai membri del Morelli Circle. In questo contesto è possibile individuare i nodi critici del pensiero di Morelli, leggerne l’impatto sulla coeva cultura italiana e sull’educazione di un circolo di collezionisti-conoscitori appartenenti alla classe dirigente della nuova nazione, scorgere un riflesso sulla retorica del discorso nazionale, che tra il 1883 ed il 1887 fondava sui centenari di Raffello e Donatello i pilastri di una rilettura del Rinascimento in chiave politica.
Gianpaolo Angelini è professore a contratto presso l’Università degli Studi di Pavia. I suoi interessi di ricerca si concentrano sull’architettura a Roma e in Lombardia dal tardo Cinquecento al Settecento, sulla pittura del Settecento lombardo, sulla storia della critica, del collezionismo e della tutela, sull’immagine e la documentazione iconografica del paesaggio e della nazione dopo l’Unità d’Italia.