Marie Lambotte, nel testo qui commentato da Aldo Rescio, assolutamente pregevole dal punto di vista del rigore teorico, approccia le questioni poste dal discorso melanconico soprattutto interessata alla ricostruzione della genesi metapsicologica della stessa.
L'apatia del desiderio, altrimenti detta depressione, è da più parti riconosciuta come una delle forme più frequenti del malessere contemporaneo. Come opportunamente nota Umberto Galimberti il senso di insufficienza, causa prima della depressione nell'età della tecnica, attiva la dipendenza psicofarmacologica, dove le promesse di onnipotenza assomigliano non a caso a quelle che rendono popolare e diffusa la droga. La riflessione di Aldo Rescio si sofferma sulla condizione dell'uomo che, messo a dura prova dal silenzio e dall'indifferenza dell'essere, nonché dal gioco della seduzione - anticipato però dall'esigenza di essere amato -, si trova esposto alla ferita narcisistica, al tempo del lutto che a sua volta può volgere in depressione.
L'interpretazione di Aldo Rescio si risolve così in una critica alla psicanalisi, non tanto perché non sia ancora all'altezza del disagio della civiltà che oggi è generato, secondo Umberto Galimberti, dall'inconscio tecnologico, quanto perché avvicina i tratti cruciali dell'esistenza umana secondo il principio di causalità «che è in realtà una difesa dall'angoscia dell'imprevedibile», ossia dall'orroreripudio nei confronti della morte e della finitezza senza per-che.