La relazione terapeutica con il disabile intellettivo è sempre più frequentemente ridotta alla messa in atto di pratiche riabilitative che puntano a promuovere l'acquisizione di capacità deficitarie. In una prospettiva del genere, la dimensione della soggettività del disabile passa in assoluto secondo piano; di fronte all'ossessiva impellenza - tutta contemporanea - di sviluppare abilità e prestazioni, si finisce così con il trascurare la peculiarità della sua organizzazione psichica, fino a metterne in dubbio la facoltà di incidere nel processo di cura.
Riabilitare l'inconscio vuol dire, innanzitutto, porre al centro dell'intervento riabilitativo lo 'spessore' soggettivo del disabile che non può essere schiacciato sul piano bidimensionale del suo handicap; vuol dire ipotizzare l'esistenza di un livello che supera quello fenomenico, osservabile, comportamentale; vuol dire considerare il disabile come dotato di un inconscio che invia messaggi che chiedono di essere ascoltati e riconosciuti.
Franco Lolli è psicoanalista di ALIPSI (Associazione Lacaniana Italiana di Psicoanalisi), direttore dell'Istituto IRPA di Grottammare (Istituto abilitato alla formazione degli psicoterapeuti), direttore scientifico dello CSeRIM (Centro Studi e Ricerca sull'Insufficienza Mentale), supervisore clinico presso numerosi enti pubblici e privati. Svolge la pratica di analista nelle Marche ed è autore di diverse pubblicazioni: tra le più recenti La depressione (Bollati Boringhieri), Clinica psicoanalitica delle perversioni (Poiesis), Percorsi minori dell'intelligenza (Franco Angeli), Follia, psicosi e delirio (et al./Edizioni), 'È più forte di me'. Il concetto di ripetizione in psicoanalisi(Poiesis).