«Non si uccidono le anime» è l’invocazione che risuona fra le pagine di questo pamphlet pubblicato da Giuseppe Lombardo Radice nel 1915, una sorta di “breviario pedagogico” coraggioso e caustico che denuncia i metodi educativi meccanici, nozionistici e nemici del nuovo. Nell’anno tragico della Prima Guerra Mondiale, il grande pedagogista siciliano si rivolge a tutti gli insegnanti affinché si impegnino in una scuola innovativa, collaborativa, basata sul rispetto dell’infanzia e sul principio problematico della ricerca didattica come punto di incontro fra la scuola e la vita. Il testo di Lombardo Radice è qui ripubblicato in una edizione critica che dà conto delle varianti apportate dall’Autore nell’arco di un quindicennio.
Giuseppe Lombardo Radice (Catania 1879 – Cortina d’Ampezzo 1938), è stato uno dei maggiori pedagogisti italiani della prima metà del Novecento. Vicino al neoidealismo di Benedetto Croce e Giovanni Gentile, affiancò quest’ultimo nella riforma della scuola italiana varata nel 1923. Precocemente sensibile agli orientamenti dell’attivismo pedagogico, valorizzò l’autonoma esperienza creativa del bambino in campo linguistico, grafico e musicale. Fondatore e direttore di riviste importanti come «I nuovi doveri» e «L’educazione nazionale», i suoi volumi Lezioni di didattica, Athena fanciulla e Pedagogia di apostoli e di operai oggi sono considerati classici della pedagogia contemporanea.