Il cinquecentenario della Riforma luterana ha dato l’occasione sia per celebrare che ripensare criticamente un evento decisivo per la storia europea moderna. Un evento il cui significato originario è squisitamente religioso ed ecclesiale, ma i cui effetti, comunque siano valutati, hanno oltrepassato questo ambito e inciso profondamente sull’intera cultura e società europea, al punto che la loro forma attuale sarebbe impensabile senza di esso. Il volume, che raccoglie gli atti del Convegno “Lutero e i 500 anni della Riforma”, tenutosi nel marzo del 2017 presso l’Università degli Studi Urbino Carlo Bo, offre una serie di contributi sulla figura di Lutero e sulla storia degli effetti della Riforma. A partire da diversi punti di vista disciplinari (storico, letterario, filosofico, teologico), si mettono in luce le fonti della Riforma, il suo impatto sulla cultura tedesca e italiana, il suo significato per la condizione religiosa attuale, alcune fra le più significative interpretazioni contemporanee di Lutero.
Nell’estate del 1530, mentre Lutero si trovava alla fortezza di Coburgo durante la dieta di Augusta, l’elettore Giovanni Federico di Sassonia volle fargli dono di un anello con cui sigillare le lettere, probabilmente anche per ragioni di sicurezza. Come simbolo venne scelta la rosa che, fin da dieci anni prima, Lutero aveva fatto stampare alla fine dei suoi scritti come garanzia di autenticità. Ma nel 1530 il riformatore descrisse estesamente il significato simbolico che intendeva attribuire all’immagine e ai colori con cui la voleva dipinta. Così scrisse infatti all’amico Lazarus Spengler, il segretario della libera città imperiale di Norimberga, che gli mandò il disegno da cui venne ricavato il sigillo:
Ti riferirò amichevolmente i miei pensieri originali sul perché il mio sigillo è un simbolo della mia teologia. Prima di tutto ci deve essere una croce nera [inscritta] in un cuore, che ha il suo colore naturale, così da ricordarmi che la fede nel Crocifisso ci salva. Perché chi crede col cuore sarà giustificato (Rm 10,10). Anche se è una croce nera, che mortifica e provoca dolore, lascia il cuore del suo colore naturale. Non corrompe la natura, cioè non uccide, ma tiene vivi. “Il giusto vivrà per la fede” (Rm 1,17), ma per la fede nel crocifisso. Il cuore così descritto deve stare nel mezzo di una rosa bianca, per mostrare che la fede dà gioia, serenità e pace. In altre parole, si mette il fedele in una gioiosa rosa bianca perché questa fede non dà la pace e la gioia che dà il mondo (Gv 14,27). Ecco perché la rosa deve essere bianca e non rossa, perché il bianco è il colore degli spiriti e degli angeli. La rosa deve stare in un campo color azzurro cielo, il che simboleggia che la gioia nello spirito e nella fede è l’inizio della futura gioia celeste, che comincia già ora, ma soltanto prefigurata attraverso la speranza, non ancora rivelata del tutto. E intorno a questo campo blu ci dev’essere un anello d’oro, simbolo di quella beatitudine che in cielo dura per sempre e non ha fine. Questa beatitudine è meravigliosa, al di là di tutte le gioie e i beni terreni, proprio come l’oro è il più prezioso e ha più valore di tutti gli altri metalli.
Andrea Aguti insegna Filosofia della religione nell’Università di Urbino Carlo Bo. Si è occupato, fra l’altro, del pensiero di Karl Barth, al quale ha dedicato la monografia La questione dell’ermeneutica in Karl Barth (Bologna 2001) e di cui ha curato in italiano gli scritti Filosofia e teologia (Brescia 2010) e Ultime testimonianze (Brescia 2015).
Luigi Alfieri insegna antropologia politica e filosofia politica presso l’Università di Urbino Carlo Bo. Si è occupato di Nietzsche, Hegel, Girard, Canetti. Ha dedicato vari studi a un approfondimento filosofico-politico della violenza di massa e della guerra.
Guido Dall’Olio insegna storia moderna. Si è occupato di eresia e inquisizione romana, di esorcismo e stregoneria e di appelli alla giustizia di Dio tra medioevo ed età moderna.
Luca Renzi insegna letteratura e cultura tedesca. Ha pubblicato saggi e monografie dedicati ai temi della Romantik, del ‘fine secolo’ tedesco e della Literarische Moderne. Ha inoltre tradotto e pubblicato saggi sugli studi culturali.
Oltre a quelli dei curatori il volume raccoglie i contributi dei seguenti studiosi:
Albert de Lange, Andrea Benedetti, Daniele Garota, Carlo Gentili, Paolo Ricca, Piero Stefani, Aldo Venturelli, Michael Welker.