Nella inconsapevole vigilia della pandemia in Italia (2019) spunta improvvisamente Epidemia, titolo autografo, subito scoperto col restauro, che Lorenzo Viani (1882-1936) aveva tracciato di suo pugno sul verso della tela, invero tessuto d’arredo (cm. 90 x 136,5). E’ L’épidémie del Salon d’Automne di Parigi del 1910, mandata dal novello sociétaire, quale l’anno precedente era stato nominato, unico forse fra i 172 artisti della Section d’art moderne italien. Sennonché l’opera finalmente ritrovata non viene riconosciuta come tale. Da quasi mezzo secolo si era sostenuto in storia dell’arte, senza sollevare obiezioni, che Tryptique des hommes taciturnes (i ‘vagabondi’ per Viani), dipinto a Parigi, respinto dalla VIII Biennale di Venezia (1909) e quindi ‘rimbalzato’ al Salon (1909), fosse da identificare con L’epidemia (cm. 200 x 295) acquistata a Milano dal Comune socialista in occasione della Mostra Viani (30/10/1915), restando soltanto ‘prova’ ogni versione precedente.
Il Dictionnaire, uscito nel 2006, pressoché ignorato in Italia, con tutti gli artisti e tutte le opere di tutte le edizioni del Salon d’Automne, ha confermato che L’épidémie del 2010 non era stata, né poteva esserlo, il soggetto di alcun altro quadro presentato con altro titolo in altra rassegna annuale del medesimo Salon. Capita anche al Tryptique, recuperato in Toscana (2009), di non essere riconosciuto, nonostante l’etichetta del passaggio, con esito negativo, alla Biennale del 1909: nella mostra aperta al pubblico di collezione fiorentina (2018) scompaiono dal catalogo la composizione a Parigi e l’esposizione al Salon. Di L’epidemia, relegata a Milano, si sottace costantemente, dagli anni ’70 del XX secolo, la discendenza di struttura, scenario e affollamento in Il Volto Santo, equiparato, anzi favorito, nel giudizio storiografico, alle due monumentali tele coeve (cm. 200 x 400), Benedizione dei morti del mare e Peste a Lucca.
L’arte di Lorenzo Viani non ha mai perduto la sua intrinseca coerenza. Neppure dopo l’approccio deferente a Benito Mussolini (14/12/1922), appena nominato presidente del consiglio e ministro (31/10/1922). Per opere del primo dopoguerra, come L’aratore della Biennale del 1926, sarà il mercato degli anni Sessanta ad alterare la identificazione corretta per nascondere la trascorsa provenienza politicamente sospetta.
Ettore Rotelli è professore emerito dell’Università di Bologna in Storia delle istituzioni politiche, materia insegnata, previa libera docenza, dal 1968. In occasione del passaggio a Milano della mostra itinerante per il cinquantenario della morte di Lorenzo Viani ha ricordato («Italia Oggi», 25/2/1987) di essersi imbattuto da studente nella personale, non proprio ineccepibile, del Centro artistico S. Babila (1957). In collana di Rosellina Archinto ha pubblicato La forma della giovinezza. Lorenzo Viani e il Duce. Lettere, presentato a Milano da Farsettiarte con Luigi Cavallo e Guido Vergani (24/4/1996) e a Barga con Marcello Ciccuto e Umberto Sereni. Alla partecipazione del pittore viareggino al Salon d’Automne di Parigi non solo nel 1909, ma anche nel 1910 si è riferito in «Nuova Antologia» (ott. – dic. 2000) e, quale componente del comitato scientifico, nei cataloghi delle mostre monografiche di Pistoia (1996-1997), Seravezza (2000), Viareggio, Palazzo Paolina (2001), nonché Viareggio, Villa Argentina (2014-2015).