Teatro della crudeltà, corpo senza organi, anatomia dell'uomo come luogo di azione per un messaggio rivoluzionario: attorno a questi temi si è mossa l’attuale straordinaria rinascita di interesse nei confronti dell'opera di Antonin Artaud (1896-1948), poeta, scrittore, uomo di teatro, saggista e pensatore di incandescente originalità, del quale sono note le vicissitudini biografiche, così come l'influenza profonda esercitata sulla cultura del Novecento. Tale influenza, come si sa, ha attinto i suoi vertici filosofici nelle celebri interpretazioni di Jacques Derrida e di Gilles Deleuze, per non dire d'altri.
Il presente libro, con un'analisi puntuale prevalentemente rivolta ai lavori dell'ultimo Artaud, cioè all'immenso lascito manoscritto raccolto e curato, dopo la morte dell'Autore, da Paule Thévenin, offre una lettura nuova e assai coinvolgente del cammino di Artaud e del suo senso complessivo. Una lettura che pone a tema il corpo come questione cruciale per intendere la "logica anatomica" e la "biologia teologica" su cui si fonda l'intera tradizione occidentale.
Ne deriva un'immagine inedita del pensiero di Artaud, un'immagine che tra l'altro si discosta dalle interpretazioni derridiane e deleuziane. L'autentica originalità del dettato artaudiano manifesta infine la sua portata eminentemente etica e politica, rinviando alla necessità di un confronto, oggi più che mai urgente, con altre culture e con altri "teatri" e "anatomie" dell'umano.
INFO: http://www.edizioniets.com/anteprime/Artaud