Il Crisanto del gesuita lentinese Ortensio Scammacca è una «tragedia morale» pubblicata nel 1632 per la quale il poeta si rifà all’Ippolito di Euripide. Ambientata in una Palermo dominata dall’eresia ariana e governata dai Goti di un fantomatico re Levigildo, essa verte sull’infatuazione della regina Godelinda per il figliastro Crisanto, che segretamente professa la fede cattolica: avendone questi respinto le proposte dissolute, la donna decide di togliersi la vita vendicandosi del rifiuto dell’amato tramite la falsa accusa d’esser stata da lui stuprata. Il sovrano, tornato dalla guerra, presta fede alle calunnie lasciate per iscritto dalla defunta consorte e fa martirizzare il figlio, salvo poi pentirsene allorquando Godelinda, resuscitata dal Creatore per la salvezza della sua anima, confessa d’aver mentito: a Levigildo non rimane così che piangere il suo errore ricevendo il perdono dal neo-martire prima che questi spiri.
MICHELA SACCO MESSINEO è ordinario di Letteratura Italiana presso l’Università di Palermo. Si è occupata prevalentemente di autori e temi del Cinque-Seicento (Machiavelli, Boccalini, drammaturgia barocca) e dell’Otto-Novecento (Verga, Capuana, De Roberto, Pirandello, Savarese, Tomasi di Lampedusa).
IGNAZIO CASTIGLIA, italianista e docente a contratto dell’Università di Palermo, si è particolarmente occupato, oltre che di autori del Trecento (Dante, Boccaccio) e dell’Ottocento (Pellico, Verga), di letteratura teatrale italiana dal Barocco al Romanticismo. Dirige la collana editoriale «La scena invisibile» per le edizioni Kalós.