Nel 1975, Cioni Mario di Gaspare fu Giulia appare come un’operazione inconcepibile per la neo-avanguardia della quale rappresenta un esito, seppure controverso: un attore solo in scena, immobile, e un turpiloquio feroce, comico, genitale, blasfemo.
Eppure, in quel briccone divino con le fattezze di ragazzo toscano, nella lingua sporca di quel cupo pinocchio contemporaneo, sono fuse istanze disparate e urgenti: il tramonto della cultura rurale, l’inquietudine di un Novecento innervato di politica e psicanalisi, la gorgonica irriducibilità della maschera. Nel delirio solipsistico di questo fool scespiriano risuonano elementi eterogenei, a evocare Rabelais, Dostoevskij e Kafka.
Ed è con l’alter ego di Cioni Mario che Roberto Benigni debutterà, non solo a teatro, ma anche al cinema e in televisione. Analizzarne questa prima incarnazione diviene, così, passaggio cruciale per comprenderne anche la successiva carriera, e questo volume vuol costituire un primo contributo in tal senso.
Igor Vazzaz, critico teatrale, docente a contratto presso l’Università di Pisa, si interessa di arti sceniche, musica e serialità televisiva. Autore di saggi e volumi (e cocuratore di Comicità negli anni Settanta. Percorsi eccentrici di una metamorfosi tra teatro e media, Pisa, ETS, 2005), è tra i fondatori della rivista lo sguardo di Arlecchino.