Se buona parte delle commedie plautine si sviluppa su un asse generazionale basato sul binomio antitetico iuvenis/senex, nel Mercator tale dicotomia investe il rapporto padre/figlio. Denominatore comune, la fanciulla amata, sinonimo di 'proibito' per entrambi e causa di uno 'scorrimento di ruoli' con conseguente 'ribaltamento' che si traduce nella cifra essenziale di tutta la palliata plautina. Al rapporto filius asotus/pater morigeratus si sostituisce nel corso del drama quello iuvenis amans/senex libidinosus. Prospettiva privilegiata rimane quella pragmatica teatrale in nome della quale questa fabula si distingue dalle altre: il pubblico infatti, già informato dei segmenti mimetici dell'antea dal prologo diegetico, attraverso l'importante veicolo cognitivo rappresentato dal sogno allegorico, raggiunge una condizione di 'superiorità' esponenziale determinata dalla gnosis di segmenti mimetici del postea. Ma rinunziare alla suspense, comunque recuperata attraverso canali alternativi, in nome della perspicuitas, fa parte di quei moduli drammaturgico-compositivi tanto familiari a Plauto da consentire anche per questa via l'individuazione del 'Plautinisches'.
Daniela Averna insegna Storia della Lingua latina e Lingua e Letteratura latina presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Palermo. È autrice di studi sul teatro greco e latino, sulla letteratura latina dell'età augustea (relativamente alla condizione della donna sotto il profilo linguistico e letterario) e neroniana (con particolare riferimento all'impiego senecano di lessemi sostantivali come femina e fortuna). Oltre a numerosi articoli sul corpus plautino e sul corpus tragico senecano, ha pubblicato i volumi Male malum metuo. Espressioni di paura nella palliata, Palumbo, Palermo 1990 e Lucio Anneo Seneca, Hercules Oetaeus, Testo critico, traduzione e commento a cura di Daniela Averna, Carocci, Roma 2002.