Non è semplice parlare del riso, analizzarlo, trattenerlo all'interno di mappe ermeneutiche definite, collocarlo in un orizzonte di certezze tassonomiche. Il riso è indomabile, instabile e ossimorico: può essere sovversivo o conformista, pedagogico o sfrenato, diabolico o divino, apocalittico o salvifico, di esclusione o inclusione, plebeo o raffinato, distruttore o creatore, dono divino o condanna. La fenomenologia del riso impone l'erranza del pensiero. Familiare e perturbante allo stesso tempo, l'immagine riflessa del riso è anamorfica. Anamorfico, ovvero poliprospettico, è pertanto anche necessariamente il risiloquium inteso come discorso intorno al riso. Infatti il riso può risuonare cacofonico, sardonico, sull'orlo del nulla, della follia, della morte e del caos, ma anche essere fausta e giocosa manifestazione di vita, quando luminoso lampeggia, partecipe della creazione del cosmo. Cosmogonico è infatti il riso degli dei quando giocano al gioco della creazione. Cosmogonico è quello, visionario, di Ermes per il quale l'anamorfosi appare come la forma del suo operare demiurgico, dei suoi giochi illusionistici, nonché della sua stessa esistenza di artista sapiente e deus ludens.
Gavina Cherchi, nata in Sardegna, ha vissuto in in Algeria, nello Yemen del Sud, in Eritrea; si è laureata in Filosofia a Pisa, e ha conseguito il PhD presso il Warburg Institute dell'Università di Londra; insegna Estetica filosofica presso l'Università di Sassari ed è docente a Siena presso la Scuola di Dottorato "Logos e rappresentazione. Studi interdisciplinari di Letteratura, estetica, arti e spettacolo". Socio fondatore dell'associazione Centro Warburg Italia, fa parte del Comitato Scientifico della rivista omonima. È pure nel Comitato Scientifico della rivista Fontes. Le sue ricerche, di natura interdisciplinare, integrano Estetica, Storia delle idee, Iconografia e iconologia, e spaziano dal tema del rapporto immagine-parola, a quello della metamorfosi nel mito, nelle arti figurative e nella letteratura.