Ragionare sui confini – in senso fisico e metaforico – è quanto mai necessario in una società globale che deve bilanciarsi tra diverse realtà culturali e tensioni identitarie: il valore ambiguo del confine, nella sua duplice funzione di barriera e di soglia, evidenzia un momento critico tanto nell’organizzazione spaziale quanto nella definizione delle identità. I Romani d’altronde sembrano ossessionati dai confini, come dimostra l’importanza che le fonti storiche attribuiscono ai limiti di una città i cui confini possono muoversi in una sola direzione, cioè verso l’esterno, e che nei secoli ingrandisce il suo potere tanto da arrivare a non conoscere più limiti.
Il volume affronta il tema con un approccio interdisciplinare, che va da una lettura teorico-demografica alla prospettiva storico-religiosa e antropologica e alla questione giuridica, senza dimenticare l’aspetto urbanistico, topografico ed epigrafico, gli indizi archeologici e i contesti paesaggistici di riferimento. Si tratta di una riflessione a più voci che desidera sottoporre nuove questioni, proponendo spunti interpretativi originali al fine di aprire prospettive inedite di ricerca.
Rachele Dubbini, ricercatrice in Archeologia Classica presso l’Università degli Studi di Ferrara, è già autrice di diversi volumi monografici sul mondo greco e romano e sulla costruzione culturale dei paesaggi antichi e moderni: Dei nello spazio degli uomini. I culti dell’agora e la costruzione di Corinto arcaica (L’Erma di Bretschneider 2011); Il paesaggio della via Appia ai confini dell’Urbs. La valle dell’Almone in età antica (Edipuglia 2015) e La valle della Caffarella nei secoli. Storia di un paesaggio archeologico della Campagna Romana (Gangemi Editore 2018).