La scena è a Tebe. Ma questa tragedia di Wajdi Mouawad, messa in scena a Bordeaux nel 2008, non è l’ennesima riscrittura “attualizzante” del mito di Edipo o di Antigone.
Densa, spietata e avvolgente, è una lettura che scava nel passato remoto della città, seguendo tre storie distinte e sanguinose: quella del fondatore Cadmo, fuggito dal natío Libano in cerca della sorella Europa; l’insana passione di Laio per il bambino Crisippo, figlio del suo ospite Pelope; la vicenda di Edipo che indaga sulle sue origini, e dopo il parricidio risolve l’enigma della Sfinge.
Il Coltello, il Sangue, la Rivelazione. Preceduta da un’introduzione che informa sul rapporto tra Mouawad e il teatro antico, e corredata da note che illustrano per ognuno dei 22 quadri le varianti mitiche adottate (in certi casi escogitate) dall’autore, questa edizione mira a presentare la pièce come un’opera pienamente inserita nei meccanismi del mito greco, e capace di indurre in ciascuno di noi – tramite le parole, l’alfabeto, la memoria – una catarsi cosmica in merito ai temi eterni della guerra, dell’esilio, dell’ineluttabilità del male tra gli uomini.
Wajdi Mouawad, (Deir-el-Qamar, Libano, 1968) dirige dal 2016 il Théâtre de la Colline a Parigi. Esule in giovane età dal suo Paese dopo lo scoppio della guerra, si è formato come attore e regista a Montréal (Canada), dove ha fondato compagnie teatrali e ha avviato la fortunata tetralogia Le sang des promesses (Littoral, Incendies, Forêts, Ciels, 1999-2009: la seconda pièce è diventata anche un film, La donna che canta). Da vent’anni, tornato in Francia, si dedica alla narrativa (Il volto ritrovato, 2002; Anima, 2012), alla messa in scena di opere classiche e contemporanee, e all’autonoma creazione teatrale, quasi sempre d’impronta tragica e variamente legata ai temi della memoria, della guerra, dell’identità, talora con forte taglio autobiografico (Seuls, 2008; Temps, 2011; dal 2015 al 2022, tra gli altri: Soeurs, Tous des oiseaux, Mère, Racine carrée du verbe être).