Il presente volume L'Europa e il Mediterraneo tra Ottocento e Terzo Millennio contiene gli Atti del Convegno che, su questo tema, si è tenuto a Livorno, nel novembre 2011, grazie all'iniziativa di SHARDAN, l'Associazione di Cultura Mediterranea che si denomina riassumendo il nome con il quale i fenici designavano la Sardegna. Il "Comitato livornese per la promozione dei valori risorgimentali" accoglie con molto piacere questo contributo storiografico, inserendolo come settimo titolo nella propria Collana storica, che, significativamente denominata "Il Risorgimento tra Mediterraneo ed Europa", è particolarmente attenta ai temi ed ai problemi in quel Convegno trattati. La plurimillenaria vocazione del Mediterraneo ad essere punto di scontro, ma al tempo stesso d'incontro tra le tanto diverse civiltà che sulle sue sponde si sono affacciate, nelle relazioni qui offerte all'attenzione dei lettori e degli studiosi viene ripensata e riesaminata sia in relazione al complesso e conflittuale portato storico di un lungo passato di egemonie reali o sognate, sia in ordine alle ambivalenti prospettive che si aprono per il terzo millennio. Gli esiti del colonialismo ottocentesco sono il punto di partenza di molteplici contributi del volume, impegnati a ricostruire le trasformazioni socio-economiche e le aspettative rivoluzionarie che, partite fin dall'Ottocento nel bacino danubiano e balcanico, si sono recentemente estese alle tanto invocate "primavere arabe". Saranno esse in grado di aprire agli Stati del Nord-Africa la possibilità di superare le tradizionali e plurisecolari tragedie dei colonialismi, degli imperialismi e della guerra fredda? E riusciranno a dare ai problemi posti da questo tormentato passato risposte che, finalmente, non siano in chiave di rilancio delle istanze dei nazionalismi e degli integralismi religiosi? Potrà la rivoluzione tecnologica delle televisioni satellitari del mondo arabo, utilizzando la formidabile risorsa della sua unità linguistica, costituire un bay-pass per la democrazia e per corrette relazioni tra i fedeli dei tre monoteismi? Oppure l'oggettiva "lentezza delle rivoluzioni tecnologiche" rischierà di sommarsi alla renitenza al cambiamento che caratterizza sia i tradizionalismi nazionalistici e religiosi, sia i giganteschi interessi costituiti di questa cruciale area del mondo? Quale futuro, in conclusione, per le "primavere arabe"?