Fin dalla prima proiezione al Salone Margherita, nel 1896, il cinema stabilisce con Napoli una relazione creativa che ancora oggi, sotto alcuni aspetti, continua a essere viva e prolifica. Napoli si nutre di cinema e il cinema si nutre di Napoli. Al principio del Novecento l’ex capitale è in profonda trasformazione e l’invenzione dei Lumière riesce a conquistare un ruolo determinante nella rilettura del mito della città, attingendo anche alle pratiche artistiche e culturali precedenti. Il cinema si afferma come l’ultimo efficace dispositivo di riscrittura delle forme dell’immaginario urbano e si ritrova spesso a giocare sui confini delle pratiche di consumo e di spettacolo, moderne o legate alla tradizione: dal café-chantant al teatro dialettale, dai Grandi Magazzini alle feste popolari. Il caso napoletano è dunque emblematico per comprendere come le specificità territoriali influiscano sulle dinamiche di diffusione del primo cinema italiano. Ma qui il cinema appare avere anche una funzione mitopoietica, in grado di preservare attraverso processi di rilettura e attualizzazione la memoria arcaica dei sistemi culturali più complessi.
Lucia Di Girolamo (1975), dottore di ricerca in storia dello spettacolo, lavora da tempo sul cinema muto. Ha scritto saggi e articoli sulla rappresentazione della donna negli anni ‘10 e sui rapporti tra cinema, teatro e canzone nella prima produzione filmica partenopea. Dal 2008 dirige la rivista on-line «Cinemascope.it» e collabora con la cattedra di Storia del cinema dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli.