In che modo gli acquari ci parlano del cinema come macchina di visione? È possibile che queste miniature della vita acquatica ci rivelino la natura delle immagini in movimento? Lo schermo e l’acquario si interroga sulla sfida estetica che il mare ha da sempre lanciato alla settima arte: molti film hanno infatti esplorato uno dei più misteriosi territori del pianeta facendoci sprofondare in una dimensione onirica e spiazzante, un’esperienza lontana dalle abituali sensazioni provate in superficie. Per fare questo, l’acquario ha funzionato da costante modello di riferimento. Con un percorso attraverso l’archeologia dei media, ricco di documenti originali, il libro riflette sull’esperienza cinematografica a partire dall’universo subacqueo e mostra come due mondi apparentemente lontani si siano più volte sovrapposti generando incontri inattesi. Coi suoi cristalli trasparenti l’acquario ha funzionato per il cinema come una perfetta metafora dei limiti della visione.
Massimiliano Gaudiosi (1975), Ph.D. presso l’Università di Siena, collabora alle attività di ricerca dell’Università Suor Orsola Benincasa dove ha
tenuto numerosi corsi di cinema. Si è interessato della rappresentazione del paesaggio, dell’immagine di Napoli nel cinema, di film popolari e di
archeologia dei media. È autore (con Augusto Sainati) di Analizzare i film (Venezia, Marsilio, 2007) e di molti saggi in riviste e opere collettanee.