Cosa accade quando l’immagine in movimento diventa spazio di rivolta e costruzione di nuove soggettività? Quali poetiche e quali immaginari emergono quando il cinema sperimentale incontra il femminismo? L’opera di Maria Klonaris e Katerina Thomadaki è un’indagine sulla porosità dei confini - tra i corpi, tra i generi, tra le arti, tra i media - che reinterpreta l’immagine cinematografica come spazio di relazione e campo di resistenza politica, trasformandola in un dispositivo di reinvenzione del sé. Approdate a Parigi a metà degli anni Settanta, dopo un percorso nel teatro sperimentale iniziato ad Atene, le due artiste si immergono nell’effervescente clima della capitale francese post-Sessantotto e intrecciano i fili tra Art Corporel, cinema sperimentale e pensiero femminista. In una straordinaria sintesi che dal film in Super8 approda alle pratiche del cinema espanso, la loro ricerca incrocia cinema, fotografia, performance, installazione, ambiente, in una proliferazione di opere che arriva fino agli anni Duemila. I loro lavori sono stati esposti nei principali musei del mondo, tra cui il Centre Pompidou di Parigi, il MoMA di New York, la Tate Modern di Londra. Questa è la prima monografia a loro dedicata in Italia.
Giulia Simi ha conseguito il dottorato di ricerca in Storia dell’Arte e dello Spettacolo all’Università di Pisa ed è curatrice e studiosa indipendente. I suoi studi indagano il rapporto tra cinema amatoriale e cinema sperimentale nella scena delle arti del Dopoguerra, con particolare riferimento ai lavori delle donne e alla loro relazione con il movimento femminista. Ha pubblicato numerosi articoli e saggi in volumi collettivi e in riviste scientifiche italiane e internazionali e ha curato una rassegna sul cinema sperimentale delle donne in Italia per la 54a Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro. Con l’Archivio Home Movies ha curato, nel 2019, la mostra I Had Nowhere to go, omaggio a Jonas Mekas. Collabora con testate come Artribune, Digicult, Il Manifesto, Il Tascabile.