Un Tesauro filosofo della letteratura e non solo filosofo per imitazione di Aristotele, anzi, piuttosto 'galileiano', vicino all'empirismo e non estraneo alla visione del mondo imposta dalla rivoluzione scientifica, sia per i contenuti delle metafore che predilige, sia per il metodo con cui procede e insegna a procedere per dar vita alle argutezze, è quello che emerge dalle pagine di questo volume, tese ad indagare il valore ontologico e gnoseologico della metafora così come viene alla luce dalla trattazione teorica dell'autore e a verificare nella pratica testuale delle sue tragedie l'efficacia reale del metodo suggerito nel Cannocchiale aristotelico. Spingendosi oltre il mero ambito della retorica e oltre la semplice variazione sui temi dell'etica aristotelica, la riflessione tesauriana fa dello scopo primario della filosofia aristotelica - e della filosofia in generale - lo scopo della retorica stessa: la conoscenza della verità diventa dunque non solo obiettivo da raggiungere, ma oggetto di una comunicazione che avviene necessariamente attraverso una scelta retorica. Ne risulta un legame quasi necessario fra retorica e verità, fra retorica ed essere, quello indagato dalla metafisica aristotelica come dai filosofi del Seicento, Galileo e gli empiristi in particolare. A stringere questo legame nell'ambiente cortigiano del XVII secolo è spesso la pratica della dissimulazione, che richiede un attento e arguto lavoro con le parole e che si rivela unica via da percorrere per chi non rinuncia a dire la verità, come dimostrano i personaggi delle tragedie che Tesauro scrive rileggendo i palinsesti classici in chiave figurale, alla luce delle esperienze cristiane del martirio e del perdono.
Monica Bisi è dottore di ricerca in Storia e letteratura dell'età moderna e contemporanea e cultore della materia di Letteratura italiana presso l'Università Cattolica di Milano. Prediligendo una prospettiva che tenta di portare alla luce i legami fra la pratica retorica e il sostrato filosofico cui essa conferisce forma, ha letto in particolare alcuni autori del Seicento, ma anche Dante e Manzoni, nelle cui opere ha studiato la dialettica fra dinamica della metamorfosi ed esperienza della conversione. Tra i suoi contributi: 'Truffa salutare' e reinvenzione del codice. Parola poetica e verità nell'opera di T. Campanella, «Testo» (2003); Marino filosofo? Su una recente monografia mariniana, «Testo» (2004); L'ambigua Circe e l'umbratile Diana, in P. Gibellini (ed.) Il mito nella letteratura italiana, II. Dal Barocco all'Illuminismo (Morcelliana, 2006); Forme dell'espressione e dinamiche della conversione: il capovolgimento delle rime nel passaggio dall'Inferno al Purgatorio, «L'Alighieri» (2010). In fase di pubblicazione per «Ermeneutica Letteraria» Letteratura, desiderio e sacrificio: una proposta di lettura girardiana per la nostra tradizione.