La presenza costante, anche se mai elevata a tema, del concetto di vita nell’opera di Edmund Husserl induce l’autrice a una lunga riflessione, articolata in due tesi fondamentali. La prima, interna alla fenomenologia, riconosce nell’introduzione del metodo genetico il punto di non ritorno per la filosofia trascendentale, l’inizio della sua crisi. La seconda, di messa in prospettiva, individua in tale crisi gli elementi fondamentali per una rilettura della filosofia trascendentale stessa. La fenomenologia genetica infatti (e a maggior ragione la sua radicalizzazione generativa), portando alla luce una fatale circolarità tra a priori formale dell’io, a priori materiale del mondo e a priori formale della temporalizzazione, offre gli strumenti per comprendere il ruolo giocato dalla temporalità rispetto al trascendentale. Il rapporto tra tempo e trascendentale si rivela allora strettamente connesso a quello tra morte e vita e investe di nuovo senso tutto lo sviluppo della filosofia occidentale, nata significativamente sotto il segno della morte socratica. Francesca Dell’Orto, dopo aver conseguito il Dottorato di Ricerca in Filosofia Teoretica presso l’Università degli Studi di Torino e Paris-Sorbonne (Paris IV), è ora borsista della Fondation Maison des Sciences de l’Homme presso gli Archivi Husserl dell’École Normale Supérieure di Parigi. Ha dedicato numerosi studi all’analisi e all’interpretazione del lascito manoscritto di Husserl, concentrandosi in particolar modo sulle questioni della temporalità e dell’individuazione egologica. La sua attuale ricerca verte sui temi della monadologia e dell’evoluzionismo della vita a partire dai testi husserliani degli anni Trenta.