Nella celebre raccolta di saggi Esercizi spirituali e filosofia antica (1981), Pierre Hadot suggerisce, quasi sin dal titolo, che l’aspetto originario della filosofia – un metodo attraverso cui l’uomo si esercita a raggiungere una nuova maniera di vivere e di vedere il mondo – venga meno con l’avvento della modernità. In essa, infatti, la filosofia assume sempre più un aspetto solo teorico, tendente alla forma di sistema. Tuttavia, Hadot stesso intravede agli albori della modernità alcune istanze dell’aspetto originario della filosofia ancora ben presenti e, sulla sua scia, Michel Foucault avverte che tra la fine del XVI e gli inizi del XVII secolo la questione filosofica della riforma dell’intelletto attesti un legame ancora assai stretto tra ascesi e verità.
Questo libro intende sviluppare proprio tale idea, analizzando a fondo le opere maggiormente rappresentative della riforma dell’intelletto nella prima età moderna: il Novum organum (1620) di Francis Bacon, il Discours de la méthode (1637) di René Descartes e il Tractatus de intellectus emendatione (1677) di Baruch Spinoza. Da questa analisi emergerà che tali opere moderne meritano a pieno titolo di essere annoverate nella visione originaria della filosofia come esercizio spirituale e maniera di vivere. A ben vedere, le indagini circa il metodo in esse elaborate sono pienamente comprensibili solo se lette alla luce di un’esigenza filosofica più ampia e complessa: stabilire le condizioni spirituali per accedere alla verità e ambire a una piena realizzazione di sé.
Simone D’Agostino è professore ordinario di Storia della filosofia moderna presso la Facoltà di filosofia della Pontificia Università Gregoriana, Roma. Tra le sue pubblicazioni: Dall’atto all’azione (EPUG 1999); Logica della morale (Treccani 2006); Soggetti di senso (Rubbettino 2009); Sistemi filosofici moderni (ETS 2013).