libro vincitore del premio di studi Vittorio Sainati 2015
Nella trattazione hegeliana il concetto di libertà – sia se analizzato sul piano della riflessione logicospeculativa sia se colto nell’orizzonte del pensiero etico-politico – si presenta come essenzialmente relato a quello di necessità. L’individuo è libero non in forza del proprio libero arbitrio, ma perché riconosce fuori di sé una sostanzialità etica razionale e libera che ha sostituito, modificandola, quella della natura e che è la medesima che lo costituisce. Un’esteriorità nella quale l’individuo, grazie a un legame che è necessario in quanto liberante, si trova presso di sé – per come cadenzato dal movimento di realizzazione del concetto – e non risucchiato in un procedere dello spirito a lui estraneo o sciolto in una istituzionalità straniante. L’essere umano è quindi libero quando è capace di azioni che sanciscono la libertà dello spirito, in quanto, attestando la sostanzialità di quest’ultima, conferma tanto l’essenza della propria autocoscienza – che non preesiste al fatto di sapersi libero – quanto il mondo oggettivo nel quale educarsi a volere la stessa libertà. La necessità nella quale la libertà si attua è quindi una necessità di relazionarsi ad altro, nella difficile tensione tra il riconoscimento di un valore irrinunciabile della soggettività e l’impossibilità di fondare su e ridurre a questo riconoscimento una teoria della libertà in grado di farsi mondo.
Matteo Cavalleri vive e lavora a Bologna. È dottore di ricerca in filosofia. Fra le sue pubblicazioni: La Resistenza al nazi-fascismo. Un’antropologia etica (Mimesis, 2015). Ha inoltre curato con Michele Filippini e Jamila Mascat il volume M. Tronti, Il demone della politica. Antologia di scritti 1958-2015 (il Mulino, 2017).