Obsoleta di fronte alla scienza, contro la scienza più attuale che mai: così Adorno definiva la dialettica nei Tre studi su Hegel. Queste lezioni, tenute nel 1958 all’Università di Francoforte, muovono dalla stessa premessa. Lo scandalo della dialettica, lo scarto delle sue pretese rispetto al senso comune attuale (e non solo), non è rimosso, ma diventa il punto di partenza per cercare di capire che cosa un pensiero in apparenza così astruso, avverso in ugual misura al positivismo e al culto antiscientifico dell’irrazionale, può significare oggi per noi. Nello stile brillante e scorrevole della libera improvvisazione orale, Adorno espone sinteticamente la propria filosofia, alla vigilia della sua sistemazione finale nella Dialettica negativa, e fornisce al tempo stesso una limpida introduzione al pensiero dialettico in generale, senza presupporre conoscenze preliminari. In un autore tuttora preceduto da una fama di oscuro pessimismo, la dialettica emerge come la forza inattesa in grado di schiudere, oltre gli schemi astratti della riflessione soltanto soggettiva, il potenziale e la storicità viva delle cose.
Theodor Wiesengrund Adorno (1903-1969) è stato esponente di spicco della Scuola di Francoforte e uno dei massimi rappresentanti del pensiero dialettico. Ha insegnato Filosofia e Sociologia a Francoforte, dove ha diretto l’Institut für Sozialforschung. Oltre a innumerevoli opere di argomento musicale, letterario e sociopsicologico, ricordiamo tra gli scritti filosofici Dialettica dell’illuminismo (con Max Horkheimer, 1947), Minima moralia (1951), Metacritica della teoria della conoscenza (1956), Tre studi su Hegel (1963), Dialettica negativa (1966) e Teoria estetica (pubblicato postumo nel 1970), tutti tradotti in italiano.