Come si riconosce un buon caffè da uno cattivo? Qual è il significato di “buono” e da dove viene? Viene dal caffè o dalla mia testa, o ancora dagli standard stabiliti da una schiera di professionisti ed esperti o dalla società in generale? Questo “buono” è qualcosa di oggettivo o soggettivo? È oggettivo quando sono gli esperti a stabilirlo? Tuttavia, gli esperti sanno cosa significa essere oggettivi? E noi lo sappiamo? La degustazione può diventare un luogo ideale per portare alla luce le relazioni tra oggettività e soggettività.
In questo volume, che pubblichiamo per la prima volta in italiano, l’idea di oggettività apre a una ricerca sociologica a tutto campo sulla nozione di gusto. Allievo di Harold Garfinkel e supportato dalla sua formazione di etnometodologo, Liberman esplora tecniche e approcci con cui gli assaggiatori professionisti convertono l’esperienza soggettiva della degustazione in una conoscenza oggettiva e condivisibile.
Il mondo del caffè diventa così un microcosmo in cui vengono esposti e interrogati molti dilemmi dell’umanità postmoderna, avvalendosi del contributo di molti pensatori, tra cui Edmund Husserl, Alfred Schütz, Georg Simmel, Martin Heidegger, Hans-Georg Gadamer, Emmanuel Lévinas, Maurice Merleau-Ponty, Jacques Derrida, Ludwig Wittgenstein e Aron Gurwitsch.
Kenneth Liberman è Professore Emerito di Sociologia presso l’Università dell’Oregon. Le sue aree di interesse includono l’etnometodologia, la comunicazione interculturale e la fenomenologia sociale.
Oltre alla sua ricerca sull’oggettività nella degustazione del caffè ha anche studiato le pratiche filosofiche tibetane, relazioni tra comunità in Australia centrale e si è interessato alla formazione dei surfisti.
Nel 2015 ha ricevuto il premio per il miglior libro dalla Sezione di Etnometodologia dell’Associazione Sociologica Americana per More Studies in Ethnomethodology (SUNY Press, 2013).